martedì 1 aprile 2008

Corriere. "L'ultima tentazione: un aiutino a sinistra"

Sembra essere davvero un'«alternativa un po' spericolata », come l'ha descritta Stefano Manichini su Europa. Così spericolata che in Toscana la Sinistra Arcobaleno e il Partito Democratico glissano e si appellano alla coerenza politicamente ultracorretta. In sostanza: chissenefrega dell'aiutino. Il problema nasce dalla legge elettorale, il così detto «Porcellum». Il direttore di uno dei due quotidiani vicini al Pd (l'altro è l'Unità), ha proposto ai democrat di aiutare la sinistra arcobaleno e l'Udc a raggiungere il quorum al senato nelle regioni dove Berlusconi è svantaggiato. Il Senato infatti, come ha dimostrato la scorsa legislatura, è la chiave di volta della stabilità parlamentare.
La Toscana elegge 18 senatori. Il Pd, in una terra sicura come la nostra, avrebbe comunque 10 senatori, sia se prendesse oltre 800 mila voti (40%) sia se superasse il milione di voti (oltre il 55%). Complessivamente però il risultato del centrosinistra dipende dal risultato della Sinistra Arcobaleno. Se la sinistra pacifista prendesse quasi 500 mila voti (22%), le toccherebbero ben 3 senatori. Se invece ottenesse 150 mila voti (7%), potrebbe avere soltanto un senatore. In sostanza: alcuni elettori di W., in ottica utilitaristica, potrebbero barrare il simbolo dell'Arcobaleno per aiutare Bertinotti a superare il quorum dell'8% e diminuire la quota destinata al Pdl. Idea che per altro anche il manifesto di Firenze aveva descritto qualche giorno fa.
Nel centrosinistra toscano però, alle invocazioni al voto utile e a quello disgiunto, prevale l'appello al Presidente della Repubblica. Dice Riccardo Nencini (Ps): «Mi appello a Napolitano, garante della Costituzione, perché l'articolo 48 della nostra Carta fondamentale non sia calpestato». E aggiunge: «Tra appelli al voto utile e organizzazione del voto disgiunto si rischia di privare il cittadino della sua libertà fondamentale a scegliere consapevolmente ed autonomamente i partiti da votare».
Anche Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento (Pd), è sulla stessa lunghezza d'onda: «Io chiedo un voto per il Partito democratico alla Camera e al Senato, perché sono convinto che il Pd abbia la possibilità di vincere le elezioni. Bisogna conquistare quel 30% di indecisi da cui dipenderà il risultato delle elezioni ». L'onorevole Valdo Spini (Ps) è quello che reagisce più positivamente alle ipotesi del voto disgiunto. «Se queste voci sono vere — dice — è tutta acqua al mulino del Partito socialista. Ritengo però che abbia ragione il Presidente Napolitano. Non esiste un voto inutile, esso è utile rispetto a chi lo dà e non rispetto a chi lo riceve. Aggiungo anche che se il nostro partito dovesse ottenere un risultato importante, superando la soglia di sbarramento, allora dopo le elezioni si potrebbe iniziare a pensare una nuova forza politica, che potrebbe chiamarsi Partito dei democratici e dei socialisti ».
Fra tanta saldezza politica, viene da chiedere all'inventore dell'«aiutino», Menichini, che reazioni ha avuto. «Dentro il Pd — spiega — l'idea da noi lanciata non viene coltivata. Sia ben chiaro però che noi non abbiamo dato un'indicazione di voto, ci siamo limitati a porre in evidenza una cosa di cui nelle stanze dei bottoni si discute sottovoce. La nostra è un'operazione giornalistica, che vuol mettere in evidenza una verità, e cioè che bastano pochi voti per far perdere seggi al Pdl». Il politologo Gianfranco Pasquino, però, che accusa Menichini «di essere un copione, perché ne avevo già scritto io dieci giorni fa», rivendica la primogenitura del voto disgiunto. Dice il professore, che risponde al telefono mentre sta preparando un risotto e non ha molto tempo da dedicarci: l'unico «voto utile » (a ridurre le probabilità di vittoria di Berlusconi al Senato) è «votare Pd alla Camera e Sinistra arcobaleno al Senato. Così farò in Emilia Romagna e così mi auspico che le persone di sinistra facciano in Toscana ».
Ma torniamo in Toscana. L'ex segretario della sinistra giovanile Patrizio Mecacci (Pd) è sulla linea Chiti. Spiega: «È una questione di coerenza. Restiamo convinti che la sfida sia vincere in Toscana, portando acqua anche nelle regioni dove la sinistra tradizionalmente è in vantaggio. Più che discutere del voto disgiunto, bisogna combattere l'astensionismo, aumentando il numero degli elettori. Il dibattito in corso, complice, beninteso, la sciagurata legge elettorale, diminuisce la chiarezza del voto ». Anche Niccolò Pecorini, segretario del Prc toscano è molto istituzionale: «Io la penso come il presidente Napolitano. Tutti i voti sono utili. La favola secondo cui ci sono voti utili e inutili si sta svelando un inganno. Quanto al voto disgiunto, se gli amici del Pd decidono di votarci, meglio tardi che mai. Però rivendico il voto a sinistra, perché noi siamo la vera alternativa. Non è obbligatorio arruolarsi nel-l'esercito di Veltrusconi».

David Allegranti - 29/3/ 2008

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