Non c'è bisogno che l'Accademia della Crusca analizzi di nuovo il linguaggio politico-mediatico di questi ultimi due mesi, spenti, sterili e privi di fantasia, per dire che ci aspettano altri dieci giorni di stanchezza elettorale. E figuratevi che abbiamo pure rischiato il rinvio del voto, dopo la riammissione della Dc di Giuseppe Pizza alle elezioni del 13 e 14 aprile. In pubblico, sui giornali, i politici sono pronti a giurare che i gadget dei partiti vanno a ruba, che c'è la fila per partecipare alle cene di autopromozione organizzate nelle discoteche.
CONTINUA A PAGINA 6
Ma se ci parli in privato, ti raccontano che sono costretti a invitare i propri dirigenti perché non riescono a vendere i posti ai tavoli. Prendiamo il convegno organizzato ieri da Anci e Upi Toscane per un confronto «sui programmi con i candidati regionali alle prossime elezioni politiche». C'erano 27 persone, di cui 7 candidati. Epperò tutti si spacciano per «vera novità della politica italiana», una novità che dovrebbe illuminare le nostre menti appisolate, pensando che basti dirsi obamiani o sarkozisti per rappresentare, davvero, il cambiamento; pensando che «Yes we can» sia una formula magica come Hocus Pocus in grado di trasformare una politica pigra fatta da politici pigri in un prodigio di splendore ideale; pensando che il giovanilismo fatto di Ray Ban a goccia e Carle Bruni al seguito sia sostituibile a una solida tradizione liberale. Hai voglia a rispondere «Vacci te» a Beppe Grillo e ai suoi inviti populisti. Hai voglia a ripeterti, mentre stai cadendo da un grattacielo, che «fino a qui va tutto bene». Ricordate il film di Mathieu Kassovitz, «L'Odio»? «Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio». L'atterraggio stavolta si chiama astensionismo e scheda nulla, non è duro quanto l'asfalto, ma, se fra qualche giorno arrivasse in quantità sensibile, in uno Stato degno di questo nome dovrebbe fare più male di una caduta senza reti.
Ma se ci parli in privato, ti raccontano che sono costretti a invitare i propri dirigenti perché non riescono a vendere i posti ai tavoli. Prendiamo il convegno organizzato ieri da Anci e Upi Toscane per un confronto «sui programmi con i candidati regionali alle prossime elezioni politiche». C'erano 27 persone, di cui 7 candidati. Epperò tutti si spacciano per «vera novità della politica italiana», una novità che dovrebbe illuminare le nostre menti appisolate, pensando che basti dirsi obamiani o sarkozisti per rappresentare, davvero, il cambiamento; pensando che «Yes we can» sia una formula magica come Hocus Pocus in grado di trasformare una politica pigra fatta da politici pigri in un prodigio di splendore ideale; pensando che il giovanilismo fatto di Ray Ban a goccia e Carle Bruni al seguito sia sostituibile a una solida tradizione liberale. Hai voglia a rispondere «Vacci te» a Beppe Grillo e ai suoi inviti populisti. Hai voglia a ripeterti, mentre stai cadendo da un grattacielo, che «fino a qui va tutto bene». Ricordate il film di Mathieu Kassovitz, «L'Odio»? «Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio». L'atterraggio stavolta si chiama astensionismo e scheda nulla, non è duro quanto l'asfalto, ma, se fra qualche giorno arrivasse in quantità sensibile, in uno Stato degno di questo nome dovrebbe fare più male di una caduta senza reti.
Nessun commento:
Posta un commento