martedì 8 aprile 2008

Corriere. "Chi l'ha vista, la campagna elettorale?"

di DAVID ALLEGRANTI - 4/4/2008
Non c'è bisogno che l'Accademia della Crusca analizzi di nuovo il linguaggio politico-mediatico di questi ultimi due mesi, spenti, sterili e privi di fantasia, per dire che ci aspettano altri dieci giorni di stanchezza elettorale. E figuratevi che abbiamo pure rischiato il rinvio del voto, dopo la riammissione della Dc di Giuseppe Pizza alle elezioni del 13 e 14 aprile. In pubblico, sui giornali, i politici sono pronti a giurare che i gadget dei partiti vanno a ruba, che c'è la fila per partecipare alle cene di autopromozione organizzate nelle discoteche.
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Ma se ci parli in privato, ti raccontano che sono costretti a invitare i propri dirigenti perché non riescono a vendere i posti ai tavoli. Prendiamo il convegno organizzato ieri da Anci e Upi Toscane per un confronto «sui programmi con i candidati regionali alle prossime elezioni politiche». C'erano 27 persone, di cui 7 candidati. Epperò tutti si spacciano per «vera novità della politica italiana», una novità che dovrebbe illuminare le nostre menti appisolate, pensando che basti dirsi obamiani o sarkozisti per rappresentare, davvero, il cambiamento; pensando che «Yes we can» sia una formula magica come Hocus Pocus in grado di trasformare una politica pigra fatta da politici pigri in un prodigio di splendore ideale; pensando che il giovanilismo fatto di Ray Ban a goccia e Carle Bruni al seguito sia sostituibile a una solida tradizione liberale. Hai voglia a rispondere «Vacci te» a Beppe Grillo e ai suoi inviti populisti. Hai voglia a ripeterti, mentre stai cadendo da un grattacielo, che «fino a qui va tutto bene». Ricordate il film di Mathieu Kassovitz, «L'Odio»? «Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio». L'atterraggio stavolta si chiama astensionismo e scheda nulla, non è duro quanto l'asfalto, ma, se fra qualche giorno arrivasse in quantità sensibile, in uno Stato degno di questo nome dovrebbe fare più male di una caduta senza reti.

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