sabato 29 marzo 2008

Corriere. "Aspettando Napolitano"

di David Allegranti

Italiane, europee, regionali, provinciali, comunali, dell'Onu, della pace, dell'Unicef, con tre colori, con sei colori, blu con le stelline gialle, col giglio, col mondo sopra, avvolte in un abbraccio che neanche il vento forte scioglierebbe, un po' lerce, un po' sdrucite, un po' timide, un po' tristi, quasi sempre poco istituzionali. Sono le bandiere che, come salici piangenti, stanno sui pennoni degli edifici pubblici fiorentini. È un grigio spettacolo quello che accoglierà lunedì l'arrivo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per celebrare i 60 anni della Costituzione e l'Aeronautica militare.
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SEGUE DALLA PRIMA
Il drappo coi colori dell'arcobaleno s'è fatto più raro, quasi inesistente. «Pace da tutti i balconi!» era il motto della primavera 2003, quando scoppiò la seconda guerra del Golfo. Anche Firenze, come altre città italiane, rispose idealmente ai cannoni americani, esponendo alle proprie finestre la «rainbow flag», simile a quella più nota nel mondo, appartenente al movimento di liberazione omosessuale. Cinque anni dopo, la presidenza della giunta regionale ospita ancora la bandiera iridescente, appesa al balcone su cui stanno le aste con bandiera italiana, europea, Onu e regionale. Il vessillo della pace è un po' sporco, e potrebbe pure essere un segno dei tempi. Ma le due bandiere - italiana ed europea -, sudice e attorcigliate, del liceo ginnasio Galileo in via dei Martelli, uno dei più prestigiosi della città, rappresentano non i tempi, ma solo la differenza che c'è fra un Paese che ama la propria bandiera e uno che la tratta con sufficienza, quella differenza «che c'è - come scrisse nel 2001 Oriana Fallaci sul Corriere della Sera tra un Paese nel quale la bandiera della Patria viene sventolata dai teppisti negli stadi e basta, e un paese nel quale viene sventolata dal popolo intero».
E che dire del Palazzo delle Poste di via Pellicceria, con le sue bandiere consunte e tendenti al grigio? Non dimentichiamo, per completezza d'informazione, la sede del corpo di Polizia Municipale, presidio di Santo Spirito reparto ciclisti, che offre allo sguardo una bandiera europea più piccola di quella italiana. E ancora: sporche e sfilacciate sono pure quelle della Procura in piazza della Repubblica. Ha scritto una volta Filippo Facci: «La bandiera siamo noi, il resto è individualismo, i simboli servono da esempio per i comportamenti delle persone, servono per educarle ai valori su cui si è fondata la società in cui vivono». Ma se i simboli sono anneriti dallo smog, che valori ispirano? Nel 1998 sono stati stanziati 200 milioni del vecchio conio (e 50 milioni nel 1999) per attuare la legge che dispone l'uso della bandiera della nostra Repubblica e quella dell'Unione europea. A che serve avere un Dipartimento del Cerimoniale di Stato se poi la cerimonia non ha nulla di solenne? A che è servito spendere quei quattrini? Insomma, se rito ha da essere, che almeno sia fatto bene. Lunedì in Palazzo Vecchio, durante le celebrazioni, saranno letti i primi 12 articoli della Costituzione.
Il quinto toccherà al sindaco Domenici, l'allenatore della Fiorentina Cesare Prandelli invece leggerà il dodicesimo, proprio quello sul nostro drappo: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali, di eguali dimensioni». Per l'occasione il Comune ha anche messo online, su You Tube e www.lacostituzioneitaliana. eu, la Carta tradotta in undici lingue. E dunque, che per questa occasione le bandiere non assomiglino ai calzini di Paul Wolfowitz, ex presidente della Banca Mondiale, quando l'anno scorso si recò in visita alla moschea turca di Edirne. Bucati e col pollicione bene in vista. Che dite, prima delle celebrazioni, gliela diamo un po' di candeggina al tricolore?
David Allegranti - 27/3/2008

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